Monitorare la pratica professionale rende il lavoro più piacevole e interessante. Ne ho parlato con i colleghi della mia associazione e li ho contagiati. Possiamo confrontare i nostri risultati?
Sir William Petty, economista inglese, già nel XIII secolo sosteneva che “Misurare è il primo passo per migliorare”. Dopo aver misurato, però, è necessario confrontare le misure con parametri di riferimento che ci consentano di valutare concretamente a che punto siamo nel nostro percorso di qualità. È questa la ragione per la quale, quando definiamo un indicatore è sempre opportuno proporre dei valori di riferimento (livello ottimale e livello accettabile) con i quali confrontarsi (vedi il capitolo 1). Gli “Standard” di riferimento non sono ovviamente valori assoluti e immodificabili ma sono proposti sulla base della letteratura scientifica, delle indicazioni delle società scientifiche, del confronto con istituzioni sanitarie ritenute autorevoli (“benchmarking”).
Abbiamo visto(Figura 2)come GPG renda possibile questo tipo di confronto riportando, per tutti gli indicatori, gli standard di riferimento proposti dalla SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) ed i valori mediani ricavati dal database di Health Search. Per quanto determinati con metodologia rigorosa, però, questi valori di riferimento possono apparire non adeguati alla particolare situazione operativa di ciascun medico e al suo percorso di qualità che potrebbe essere meglio valutato mediante un confronto storico con i dati precedenti (Figura 3). Ancora più interessante e utile può essere il confronto con i colleghi con i quali si condivide un’esperienza di audit clinico. All’interno di un gruppo di lavoro, infatti, possono realizzarsi condizioni ideali perché un processo di revisione periodica della pratica clinica si trasformi in un percorso di formazione e di crescita professionale continue.
Il lavoro di gruppo (ricerca dei riferimenti di letteratura, scelta degli indicatori, valutazione delle performance, definizione delle strategie di miglioramento, ecc.) può essere svolto in modo tradizionale, mediante incontri periodici in una sede fisica, oppure in modo virtuale, sfruttando le potenzialità offerte dalla telematica.
Questa seconda modalità è oggi particolarmente utile, anche quando i componenti del gruppo lavorano in ambiti territoriali ristretti, perché consente di ottimizzare e personalizzare i tempi di lavoro. Tutto ciò è reso possibile dal modulo “Forme Associative” di GPG (Figura 31).
Figura 31. Il modulo “Forme Associative” e “Audit di Gruppo”
I medici partecipanti sono individuati con delle sigle riportate come intestazione delle relative colonne. Ogni riga corrisponde a un indicatore. Le colonne invece riportano la mediana del gruppo e i valori relativi alla popolazione di ciascun medico
Costituito il gruppo di lavoro, i medici partecipanti inviano i dati dei propri indicatori ad un server sicuro dal quale è possibile poi scaricare i valori degli indicatori di tutti i colleghi in modo anonimo. In questo modo ciascun medico può confrontare I propri risultati con quelli degli altri membri del gruppo ed evidenziare particolari criticità. Per esempio, nel caso rappresentato dalla Figura 31, il medico N° 4 ha una frequenza di registrazione del dato fumo decisamente più bassa dei suoi colleghi. Il medico N° 5 ha una prevalenza dei pazienti con diagnosi di BPCO significativamente più bassa degli altri. Un risconto di questo tipo, tra colleghi che condividono situazioni epidemiologiche e realtà operative confrontabili, non può non indurre il medico ad una riflessione sulle possibili motivazioni della discrepanza riscontrata e sui possibili interventi da attuare per porvi rimedio.
I valori mediani consentono di definire la posizione complessiva del gruppo e di eseguire controlli senati nel tempo e confronti con eventuali altri gruppi che stanno lavorando sullo stesso argomento.
Oltre a ciò, la sezione “Risorse e FAD” mette a nostra disposizione una serie di strumenti, recensioni della letteratura, linee guida, riviste, libri, corsi, ecc., utilissimi per individuare i riferimenti scientifici necessari perché l’audit clinico non si limiti ad una revisione burocratica delle cartelle cliniche ma divenga una occasione reale di formazione continua e di crescita professionale.